New York il giorno dopo del 04/05/13
Manhattan solo acciaio vetri cemento e duro asfalto, ho voglia di terra morbida sotto i piedi, voglio annusare il mormorio del verde della vera boscaglia, cerco la fata dei desideri rimasti ancorati alla fantasia di un bambino che vive giocando nell’età adulta.
Voglio accarezzare l’erba di Attila
e il marmo di Michelangelo.
Manhattan boscaglia di grattacieli,
l’alba sorge fra questi ciclopi,
nati per imbrigliare luci di giganteschi schermi che sputano spazzatura, gareggiando con la visibilità del sole.
New York e’ anche williamsburg,
altro sangue,
colorato di gente nata dal pane duro masticato dai padri.
Il negro fa’ il caffè ballando con la passione del tempo, e’ l’espresso delle divinità.
Qui ancora il tempo comanda al tempo il suo valore.
Una ragazza porta sulla vecchia Triumph la fantasia di un bambino vissuto.
E’ la voglia:
di una manciata di terra tra le mani,
di un pesante martello che batte collane da forchette vissute, di vecchie fabbriche da resuscitare al lavoro dal sudore di orgogliosi operai, sono loro che mi fanno sognare il futuro.
Anche se il robot cresce sempre più perfetto come profetizzato dalle fantascienze, le sue mani avranno sempre bisogno di stringere terra fra le dita, non c’è futuro senza legame con il passato essi sono imprescindibili, come i vuoti e i pieni, come la luce e il buio,
come l’energia e l’encefalogramma piatto.
Lo spirito del bambino giocherellone può tranquillamente perdere l’aereo, per scrivere la tua poesia New York, sei unica crocevia di genti dal pianeta terra, che mischia vorticosamente in un’enorme tegame le vite di tutti quelli che vogliono rimanere nel tuo impasto di magica sirena.
Vitalini Piergiovanni 05/05/13
Francoforte in attesa del secondo aereo perso.